G.Faurè- Requiem
Il Requiem op. 48 di Gabriel Faurè non fu composto in memoria di una persona particolare, ma, come dicono le parole dello stesso Faurè "ho scritto il mio Requiem senza motivo… per il piacere di farlo".
Con questo Requiem il compositore non vuole esaltare l'aspetto drammatico della morte, ma, al contrario, vuole esprimere la sua personale visione della morte, ovvero una lieta liberazione, un'aspirazione alla felicità dell'aldilà e non un doloroso trapasso. Faurè con questo Requiem esce dalle convenzioni traducendo in musica la propria idea della morte: un'idea semplice e discreta proprio come il suo Requiem è quieto e senza pathos, senza fragori. Nessuna impennata solenne o svolta drammatica se non qualche increspatura minacciosa nel Dies Irae dove, per così dire, ne corre l'obbligo.
La pagina, costruita a più riprese tra il 1888 e il 1892, ha un aspetto patinato, velato d'una bellezza contemplativa.
La composizione si divide in sette parti: Introit et kyrie, Offertoire, Sanctus, Pie Jesu, Agnus Dei, Libera Me e In paradisum.